2011 – Le Canzoni sono Angeli

Le Canzoni sono Angeli

Le Canzoni sono Angeli

Ipertesto Edizioni ha pubblicato il primo volume di “Le Parole dell’Amore”, dal concorso letterario permanente di CiaoLapo Onlus.

L’edizione 2011 è stata vinta da Antonio Agrestini con il testo “Le Canzoni sono Angeli“.

La presentazione del libro è avvenuta il 10 Marzo 2012 a Roma, Piazza Galeria 11 nell’auditorium della  Parrocchia S. Caterina da Siena. Vedi pagina evento.

Indice del volume:

  • Prefazione – Claudia Ravaldi
  • Senza mio figlio – Massimo Capozza
  • 20 Gennaio 1994 – Irma Vaccari
  • Alzheimer – Carlo Moiraghi
  • Un battito d’ali – Serafina di Ninno
  • Chiara del Sole – Giovanni Avesani
  • Le canzoni sono Angeli – Antonio Agrestini
  • Davide, amato da Dio – Nicoletta Celotti
  • Racconto – Francesco Cangioli
  • Favola sul fondo del fiume – Federico Manicone
  • Un soffio di vita – Sabrina Sasso
  • Postfazione – Francesco Bargellini

Dalla Prefazione

Claudia Ravaldi, Psichiatra e Psicoterapeuta
Fondatrice e Presidente Associazione CiaoLapo Onlus

Le “Parole dell’Amore” parlano una lingua difficile, cui l’orecchio a stento si abitua.
Quando fuori-escono, fanno vibrare nell’aria emozioni spesso pesanti e dolorose, eppure vivissime.
Così forti, da sembrare in-dicibili, così spaventose da risultare in-ascoltabili.
Se si è molto molto fortunati, o molto distratti, è sufficiente tapparsi bene le orecchie: così le “Parole dell’Amore” non ti colpiranno mai e rimbalzeranno via, lontano da mani chiuse, sguardi bassi e passi frettolosi che si allontanano.
A volte accade invece che le “Parole dell’Amore” comincino a germogliarti da dentro: solitamente accade dopo essere stati investiti in pieno petto dal dolore, così forte da sembrare in-dicibile, così spaventoso da sembrare in-ascoltabile.
Ed ecco che, giorno dopo giorno, dopo averci tolto tutte le altre parole, le “Parole dell’Amore” iniziano a farsi spazio, al di fuori dei cuori travolti, al di là delle braccia conserte, oltre le bocche rese mute.
Qualche volta all’inizio formano un grido, altre volte un solco perenne sulla fronte, o piegano le spalle in una postura schiva.
Poi, un giorno, semplicemente succede: le parole dell’Amore, dopo avere spaventato, ferito, addolorato, indisposto, isolato, ammutolito, germogliano in Amore.
Ed è allora che si liberano tutte intorno a noi, e trasformano vite in racconti e poesie.

“Le canzoni sono Angeli” è la prima raccolta di “Parole dell’Amore”, che dopo lungo peregrinare, hanno germogliato nel cuore di papà, mamme, zii, e fratelli di bambini non troppo lontani, almeno non definitivamente.

Spero che la lettura di queste parole, la loro condivisione, permetta ad altre parole, nascoste e soffocate in ciascuno dei nostri cuori, di uscire allo scoperto.

Un abbraccio,
Claudia

Presentazione

L’associazione CiaoLapo Onlus ha tra i suoi obiettivi la diffusione della cultura sul lutto perinatale, e dei temi inerenti a esso.

Allo scopo di delineare un momento di speciale riflessione e creatività su questo tema, nel Gennaio 2011 CiaoLapo ha presentato il suo primo concorso letterario: “Le parole dell’Amore: storie di Maternità tra Cielo e Terra”, in collaborazione con la casa editrice Ipertesto Edizioni di Verona.

Il concorso, aperto a tutti e a partecipazione gratuita, ha visto pervenire 18 elaborati.

Al concorso potevano partecipare opere originali, inedite, e di esclusiva proprietà intellettuale dell’autore.

Le 10 opere ritenute migliori dalla commissione sono state pubblicate in questo libro, edito a cura dell’Associazione CiaoLapo onlus in collaborazione con la casa editrice Ipertesto e diffuso nelle migliori librerie italiane e sui cataloghi online: i proventi saranno devoluti all’associazione per sostenere gli obiettivi e gli scopi statutari.

Introduzione (a cura di Francesco Bargellini, poeta)

In un concorso come questo, cui sono stato benevolmente invitato a partecipare in veste di giudice, l’aspetto letterario dei diversi contributi è sormontato inevitabilmente da qualcosa di grande e di migliore che chiamerei vita, a costo di sembrare generico. È una questione di distinguo: malgrado i fattucchieri che in ogni tempo e cultura hanno provato a mischiarle, vita e letteratura sono cose diverse, grazie a Dio. L’una fa ciò che soltanto sa fare e si porta nel nome, cioè vive; l’altra la guarda vivere, poi la riflette e infine la surroga. La vita è migliore perché immediata, in sé conclusa e autonoma; non ha bisogno della letteratura, che invece ha disperatamente bisogno di lei per ricavarsi una nicchia e darsi un perché. In ogni caso l’una non è l’altra, i rispettivi perimetri (e parametri) non coincidono e non è raro vederle azzuffarsi, persino, come vecchi amanti che hanno ormai poco da dirsi ma qualcosa, misteriosamente, li vincola.

Lo credo, davvero; e credo in conseguenza che i testi presentati al concorso, anche i più belli, siano stati schiacciati sul piano formale dalla potenza devastante dei vissuti, francamente inarginabile, ed è giusto; tanto più che nessuno degli scritti, a ben vedere, ne ha patito danno. È letteratura, questa, che mostra il suo specifico meglio che altrove: fa capire la sua natura vicaria, compensativa; e dichiara platealmente una delle sue più luminose funzioni, quella terapeutica. Lo diceva un mio antico maestro, che lo scrittore è un malato che si cura da sé. Se non fosse che il supposto malato, al momento in cui può –non si dice lo faccia, non è l’opera il punto!- esprimere il male, guardarlo davvero, sentirne, quasi, al tatto la scabrosità; al momento in cui è pronto, non è già più tale, è un rischiarato, invece: un battezzato a un ordine diverso di esistenza.

È difficile dire questo ai genitori che hanno presentato i loro contributi; è difficile, o piuttosto tremendamente ingiusto, anche solo presumere. Suppongo che anche questo dolore, per cui non trovo paragoni e che provoca negli inesperti la sensazione di non avere mai davvero sofferto, sia stato addolcito dalla sua proiezione su carta, magari con il confor- to dell’arte. È una supposizione, io non ne so niente e non mi stupirebbe sentirmi rinfacciare, per questo, una certa faciloneria.

Potrei aggiungere che ho trovato, in alcune delle prove che ho avuto sott’occhio, del vero talento, ma mi scuserete se insisto a credere che non sia qui la questione. In tutte, invece, indistintamente, ho letto coraggio di vivere anche nel dopo, e questo, questo sì è tutto. L’iniziativa di “Le parole dell’Amore” sollecita questo coraggio, invitando a una testimonianza che vuol farsi letteratura ma, colga o meno il traguardo, è già molto di più: una forma di luce spiccata dal buio, della pena innominabile per chi ha scritto, dell’ignoranza per gli altri. Una benemerenza, autentica. Francesco Bargellini.


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